L'incertezza della scienza

Andrea si sentiva confuso. Rifletté per qualche secondo, cercando un appiglio, poi chiese: «Però la matematica non si occupa di cose concrete, di oggetti reali. Le verità matematiche sono astratte e universali. Possiamo considerare almeno quelle come assolute?».

«Ah, questa domanda richiede una visita al laghetto giapponese», sogghignò George, alzandosi e invitando Andrea a seguirlo.

Raramente portava qualcuno in quel luogo, che considerava quasi un suo personale rifugio, ma la discussione continuava a stimolarlo e a divertirlo.

Si avviarono di nuovo su per la collina e dopo alcuni minuti raggiunsero il minuscolo specchio d’acqua; intorno, la vegetazione lo isolava dal resto del giardino botanico.

«È un piccolo angolo di mondo», disse il matematico, «un luogo che ispira serenità e induce alla concentrazione. Il mio preferito, qui».

Il laghetto, alimentato da una frusciante cascatella, era un piccolo gioiello elaborato secondo precise regole di paesaggistica ornamentale. Le costruzioni di legno in stile, le tipiche lanterne di pietra, i massi disposti ad arte nell’acqua e intorno al bacino ricreavano una tipica e classica atmosfera giapponese.

«Non per nulla gli uomini del Sol Levante costruiscono i loro giardini per propiziare la meditazione», disse George facendo un ampio gesto per invitare Andrea a osservare l’area.

I due si sedettero sulle rocce e il matematico rispose alla domanda di Andrea come se non si fossero mai interrotti.

«Era il 1931 e la rivoluzione della fisica non si era ancora del tutto assestata, quando il logico austriaco Gödel fulminò il mondo della matematica dell’epoca con due teoremi».