Perfezionare l'uomo?

«E tu pensi che sia giusto modificare il genoma umano?», chiese Andrea.

«Penso che sia vano negare che fin dall’alba dell’umanità abbiamo coltivato l’aspirazione di liberarci dei vincoli imposti dal nostro corpo. La letteratura ne porta infinite testimonianze: da sempre sogniamo di possedere la forza di Sansone o l’invulnerabilità di Achille, di respirare come i pesci o di volare come gli uccelli. Il fatto è che noi siamo una specie unica, capace di un pensiero astratto che ci consente di immaginare cose che non esistono. Anche di sfuggire alle nostre limitazioni».

«E di desiderare di vivere più a lungo, magari in eterno».

«Sì. L’uomo è anche il solo animale che sa di dover morire. Ma ha sviluppato enormemente la percezione del sé, la coscienza del proprio io, che urla contro il nostro destino ineluttabile».

Andrea aveva smesso di mangiare e non distoglieva lo sguardo da lei.

«Forse è l’entusiasmo del momento che mi fa parlare», disse, «ma adesso darei qualunque cosa per poter lavorare su questi temi. Usare la genetica per dare una vita migliore a tutti gli uomini che verranno è ancor più che alleviare le sofferenze: è creare una nuovo modo di esistere».