Homo sapiens
Mentre Sarah dipanava questo eccezionale racconto nella debole luce dell’aula, Andrea si sentì rapire dal bagliore magnetico delle diapositive, dalla suggestione delle carte geografiche, dallo spettacolo dell’immensa odissea di un’umanità bambina. Gli parve di veder scorrere davanti agli occhi quella smisurata saga planetaria. Vide cacciatori nella notte africana parlare, ridere, cantare intorno al fuoco, scena primigenia di fratellanza e di calore umano. Vide migranti attraversare terre sconosciute, nell’eterno anelito a una vita migliore: affrontavano deserti dai limiti ignoti, disperati alla ricerca dell’acqua; si inerpicavano su montagne ostili, incerti su ciò che li attendeva oltre le creste; avanzavano nelle tormente del Nord per non morire, coperti di pelli e di neve; issavano le vele, marinai impudenti e coraggiosi, per dirigersi verso l’ignoto. Vide bande di uomini scontrarsi e uccidersi, colpevoli e vittime di quell’innata aggressività che non riusciamo a disgiungere da noi stessi. Ma li vide anche rivelare la sensibilità che rende unici gli umani quando, già più di 30.000 anni fa, dipingevano nelle grotte europee animali di stupefacente bellezza. Tutto questo vide, e sentì la fierezza, irrazionale ma potente, di appartenere alla sua specie. Si trovò a chiedersi cosa potesse fare – lui – per meritare tanto onore, per dare il suo contributo al cammino dell’umanità.
Ma non poté continuare a fantasticare: la lezione era finita.