Dal capitolo 1 - Altre direzioni

«Adesso basta. Iniziate la terapia», disse secco Borgato, e uscì dalla stanza seguito dall’intero gruppo.

Andrea si voltò verso la signora Maltoni e vide l’espressione di smarrimento che si era disegnata sul suo viso. Per un istante sfiorò gli occhi della donna con i suoi. Nessuno poté notare quel brevissimo contatto, ma la paziente sembrò rasserenarsi.

Nel corridoio, Andrea allungò il passo quanto bastava per affiancare il suo superiore e gli si parò davanti. Il gesto provocò imbarazzo e disagio nei colleghi: stava sfidando Borgato?

«Professore, mi spiace dover insistere, ma ieri sera ho parlato a lungo con la paziente. Lei non riesce a descrivere cosa c’è che non va, ma io credo che non riconosca se stessa, che abbia la sensazione di essere cambiata».

Gli occhi del professore fiammeggiarono per un momento. Poi osservò l’espressione di Andrea, determinata ma franca: lo fissava senza abbassare lo sguardo, ma i suoi modi non esprimevano rivalità. Borgato conosceva la sua onestà, le sue notevoli doti mediche e la sua capacità quasi incredibile di comprendere i bisogni profondi dei pazienti. Riconobbe che non voleva prevalere su di lui, ma solo fare coscienziosamente il suo dovere. Cercando di controllare il tono della voce, chiese: «A cosa stai pensando?».

Appena un mormorio: «A un Cushing, professore».

Il respiro di Borgato si arrestò per un istante. All’improvviso tutti i sintomi della signora – il diabete, l’ipertensione, il viso rotondo e rubizzo, anche il senso di estraniazione colto da Andrea – si coagularono nella sua mente. Morbo di Cushing! Come aveva fatto a non pensarci? Il suo assistente poteva avere ragione.

Mantenne un atteggiamento sostenuto ma, avviandosi verso l’uscita del reparto, disse: «Va bene, fai gli esami che ritieni opportuni».